Non multa, sed multum!

Tractatus

Il sogno e la belva #1

E come diceva il poeta: “Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura ché la diritta via era smarrita” così anche io mi trovavo in un bosco oscuro, dove notte e giorno si confondevan da tanto era fitto il fogliame. E mentre oppresso mi aggiravo tra gli alberi di castagno, all’improvviso fui raggiunto e abbattuto da una belva tutta scura, che mi azzannò il fianco e poi sembrò scomparire. In realtà mentre avanzavo sanguinante, la belva continuava a seguirmi senza attaccarmi, ne sentivo tutta l’inquietante presenza, fin quando, per il sangue versato, sentii le vertigini e l’equilibrio venne meno, sentivo l’anima dividersi dal corpo, la volontà abbandonarmi e la mente perdersi in un grigio oblio. Fu solo allora che la belva mi aggredì e mi sferrò l’ultimo colpo, conficcandomi all’altezza del pettorale sinistro una pianta acuminata che mi provocò un dolore lancinante e mentre perdevo i sensi vidi quella pianticella aguzza e pericolosa illuminarsi d’improvviso. La bestia al vedere quella luce inorridì e fuggi lontano. Persi conoscenza e d’improvviso mi svegliai nella mia stanza. E feci come il padre mi ordinò, presi carta e penna e scrissi il sogno in tutti i dettagli, affinché lo leggesse per interpretarlo.

Salii al convento e suonai la campana del portone per ben due volte. Il portinaio, un po’ accigliato mi aprì la porticina di servizio e mi riferì che il padre mi aspettava in sacrestia. Passammo davanti alla portineria e lessi sul primo arco del corridoio “Ianua coeli”, capii che si riferiva al confine tra il secolo e la vita claustrale, la siepe che separa il chiostro dal mondo. Passammo rapidamente davanti a dei pannelli lignei scolpiti da un abile frate ebanista, raffiguranti scene di vita del santo di Assisi, la predica agli uccelli, il capitolo delle stuoie, l’abbraccio con il lebbroso e in fine l’impressione delle stimmate, mentre ero ancora assorto da quelle raffigurazioni sacre arrivai d’improvviso in sacrestia e trovai il padre assorto nella preghiera al crocifisso di Tommaso d’Aquino. Aspettai in rispettoso silenzio e quand’ebbe finito mi avvicinai.

–         Buon giorno padre

–         Buon giorno figliolo, allora ti vedo preoccupato, cosa angustia la tua anima?

–         Padre, questa notte ho fatto un sogno…

Passai il quaderno dove avevo descritto dettagliatamente il sogno, lui lo lesse, lo richiuse e poi mi disse:

–         Quanto sei pronto a rischiare? – il frate fece una lunga pausa – Cosa sei pronto a sacrificare? – guardandomi fisso negli occhi – Quanto vuoi essere veramente  virtuoso?

–         Padre, lei mi disorienta.

E lui, guardandomi fisso negli occhi, mi disse:

– Mettiti bene in mente questo passo della Scrittura:

Figlio, se ti presenti per servire il Signore, preparati alla tentazione.

–         Padre che significa?

–         Ritorna tra un mese, intanto medita su questo passo della Scrittura.

Il frate se ne andò senza neanche salutarmi e io mi guardavo intorno smarrito. Tornai a casa con la testa fra le nuvole. Passai una giornata grigia senza pensieri. Andai a dormire e intanto una parola riecheggiava nell’anima:

Figlio, se ti presenti per servire il Signore, preparati alla tentazione.

E così mi abbandonai tra le lenzuola e sognai nuovamente.


Si sta per dare inizio

Carissimi e carissime,

si sta per dare inizio ad un racconto che é anche un trattato, a voi la pazienza di attendere l`inizio dell´opera e che Dio mi aiuti.